domenica 10 aprile 2016

I beati anni del castigo, Fleur Jaeggy

Nel 1990 l'autrice italiana di origine svizzera Fleur Jaeggy vince il Premio Bagutta con il suo romanzo I beati anni del castigo. 



"Intinta nell'inchiostro blu dell'adolescenza, la penna di Fleur Jaeggy è il bulino di un incisore che disegna le radici, i ramoscelli e i rami dell'albero della follia che cresce nello splendido isolamento del piccolo giardino svizzero della conoscenza fino a oscurare col suo fogliame ogni prospettiva. Una prosa straordinaria. Durata della lettura: circa quattro ore. Durata del ricordo, come per l'autrice: il resto della vita."

Aprendo la copertina di questo piccolo libro, si apre il cancello del Blauser Institut. La narrativa del Novecento offre una poliemia di collegi: questo però è declinato al femminile.
La storia è lineare, almeno fino a un certo punto: un monologo, la voce di un ricordo che narra in modo lento e in costante ascesa. Le pagine sembrano quelle di un diario intimo dalla scrittura fredda, quasi clinica che sonda la psiche delle compagne e indaga, ricamando una fitta e affascinante rete.

"Non si parlò mai di amore, come invece è abitudine nel mondo. Ma avevamo la certezza che fosse prestabilito."

Questa favola nordica dal ritmo musicale, sviluppa uno spietato assolo che ritrae l'orlo invitante dell'abisso in una danza struggente. Fuoco di tutto ciò è la beatitudine nel guardare e guardarsi, con un attenzione tale al tempo che scorre da cristalizzarlo.



"La mattina presto, camminavo sulla collina. Da lassù osservavo i miei domini mentali. Era il mio appuntamento con la Natura."

La formazione non avviene: ogni attesa è negata e derisa ma la via dell'indugio è l'unica che conduce a qualche meta. Da un romanzo che gira su se stesso, dove l'incipit si fa epilogo, emerge come vertice dei saperi femminili una premonizione: la follia. 



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sabato 9 aprile 2016

Il meraviglioso Mago di Oz, Lyman Frank Baum

"La storia del Meraviglioso Mago di Oz fu scritta unicamente per allietare i bambini di oggi. Esso aspira a essere un racconto di fiabe modernizzato, in cui siano mantenute la meraviglia e la gioia, mentre i patemi d'animo e gli incubi non ci sono più."




Nel 1900 Lyman Frank Baum, ottenuta una discreta tranquillità economica dopo il suo primo libro di successo Papà oca: il suo libro e dedicatosi alla letteratura a tempo pieno, pubblica il suo capolavoro Il meraviglioso Mago di OzNelle parole precedenti, lo scrittore esprime il suo desiderio di voler divertire e far sognare i giovani lettori evitando ogni moralismo o intento didascalico.
Il racconto dall'ispirazione fantastica ottiene immediatamente un notevole successo: per i ragazzi statunitensi, che di solito privilegiavano le storie d'avventura o i racconti di ambientazione storico-realistica, il viaggio di Dorothy, dello Spaventapasseri, del Boscaiolo di Latta e del Leone Vigliacco, è una vera e propria novità.
Baum lascia la dimensione fiabesca e favolistica alla letteratura europea e lo strepitoso successo del romanzo lo convinse a riadattarlo per il palcoscenico e lo schermo. Il Mago di Oz in versione cinematografica è legata soprattutto al film a colori interpretato da Judy Garland nel 1939.



Con una dolcezza mai stucchevole e una velata maturità, la meta della Città di Smeraldo rappresenta per i personaggi di questo racconto una corsa verso ciò che si pensa di non possedere.
Intelligenza, Gentilezza e Coraggio: questi sono per Baum gli ingredienti per una vita se non perfetta quanto meno dignitosa.

" - E il mio cuore? - chiese il Boscaiolo di Latta.
- Bé, quanto a questo - rispose Oz - secondo me tu fai male a desiderare un cuore.
Il cuore rende infelice la maggioranza delle persone. Tu sei fortunato a essere senza; basterebbe che te ne rendessi conto.
- Questione di opinioni - disse il Boscaiolo di Latta. - Per me, se mi darai un cuore sono pronto a sopportare tutta l'infelicità del mondo senza la minima protesta."

Delicata metafora della scoperta di se stessi, il Mago di Oz non ha bisogno di troppe descrizioni: le avventure si susseguono rapidamente, dando alla trama un piacevole ritmo. Fantasticare è facile, ancor di più lo è, per un piccolo lettore, rendersi conto che ciò di cui i personaggi sono alla ricerca già li appartiene.


"L'esperienza è la sola cosa che porta la sapienza".

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